Caccia e Corte, scopri il nostro Ragù di Cervo. Essendo un territorio ricco di boschi, anticamente questo animale (artiodattili) era numeroso nella nostra regione e se ne faceva buona caccia. Ragù di cacciagione molto gustoso. Tutti i tipi di pasta possono essere abbinati a questo ragù.
Caccia e Corte, il nostro Ragù di Cinghiale. Il cinghiale (Sus-scrofa o suíno selvatíco) é un animale da sempre conosciuto e cacciato in Toscana. Ce ne dà testimonianza anche una “stele fiesolana” di 2500 anni fà, dove si vedono due uomini armati di lancia contro un cinghiale. Dall’uso di queste carni, a farne un eccezzionale condimento per la pasta, il passo fu breve. Un classico dei ragù di cacciagione, il più conosciuto. Ottimo con tutti tipi di pasta, sia fresca che secca.
Caccia e Corte, il Ragù di Fagiano. Il fagiano (Phasianus colchius) che fu importato dall’oriente dai romani, trovò un terreno molto propizio in Toscana. Qui si riproduceva facilmente nel sottobosco o negli affossamenti dei campi, e si nutriva e si nutre anocra oggi delle numerose sementi e delle bacche che copiose sono radicate nelle nostre terre. Questi volatili sono prede ambite dei nostri cacciatori. Ottimo ragù da accompagnare con penne, tagliatelle e farfalle.
Caccia e Corte, il Ragù di Lepre. Questo animaletto (Lepuse europaeus) ha sempre scorazzato nelle campagne Toscane, ed è stato cibo gradito per chi fosse riuscito a catturarlo. Nell’affresco della “Cavalcata dei Magi” che Benozzo Gozzoli dipinse in palazzo Medici-Riccardi in Firenze si vede, all’uscita di un bosco, un falcone con una lepre fra gli artigli, un’amazzone, e di fronte a lei un cavaliere. Il Gozzoli raccontava che il cavaliere cercando di catturare la lepre, l’aveva spinta fuori dal bosco, dove il falcone della bella amazzone l’aveva ghermita. Ne nacque una pacata discussione su di chi fosse la preda, discussione che fu risolta quando la dama invitò il cavaliere a recarsi al castello di lei dove avrebbero gustato assieme l’agognato animale. Consigliamo di provarlo con linguine allo zafferano!
La carne di questo suinide, che si chiama “di cinta (cinta = cintura) deve il suo nome alla cintura di pelame bianco sul dorso che cinge il suo corpo, che per la restante parte è scuro. Già nel 1300 è presente in Toscana, come testimonia un dipinto di Lorenzetti “Allegoria del buon governo" nel Palazzo Comunale di Siena. Il particolare profumo delle sue carni è dovuto al disciplinare per cui viene allevato allo stato brado. Viene venduto con il bollino numerato del Consorzio della Cinta Senese. Ragù delle nostre tradizioni, semplicemente unico. Con tagliolini o penne non si sbaglia!
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