Anche se la corretta datazione dell’origine dell’olio resta avvolta da mistero, alcuni studiosi la fanno risalire a oltre 6.000 anni fa in Medio Oriente dove, quantomeno originariamente, l’olio di oliva si usava come medicinale o per alimentare il fuoco delle lampade.
Verso il 4.000 a.C. si avviò sempre in quelle terre la coltivazione della pianta e intorno al 2.500 il codice babilonese di Hammurabi dettò le prime regole riguardanti la produzione e il commercio dell’olio di oliva. Diversi secoli più tardi e grazie ai greci la coltivazione dell’olivo crebbe d’importanza e iniziò a diffondersi in modo costante nel bacino del Mediterraneo.
Con l’estendersi del dominio di Roma nel Mediterraneo lo sviluppo della coltivazione dell’olivo divenne inarrestabile con la diffusione della pianta in tutti i territori controllati Con questa nuova spinta i vari processi produttivi migliorarono con un conseguente aumento della diffusione del prodotto finito che raggiunse anche le tavole del nord Europa.
Con il crollo dell’impero romano la coltivazione dell’olivo cadde per lungo tempo in disgrazia e per secoli gli uliveti furono presenti soltanto in poche aree geografiche interrompendosi quello che fino ad allora pareva uno sviluppo inarrestabile.
Intorno al XII secolo gli oliveti ripresero vita in Italia grazie al decisivo impulso della nuova borghesia commerciale, che, oltre alla piacevolezza del “risultato finale” comprese ben presto il valore economico del commercio dell’olio. Già nel 1400 l’Italia era divenuta il maggior produttore di olio d’oliva con l’offerta di uno straordinario olio che abbelliva le tavole del Rinascimento in tutta Europa.
In Toscana lo sviluppo delle terre coltivate a olivo fu molto incentivato anche per merito della famiglia dei Medici che stabilì di favorire la cessione ai Comuni di terreni collinari con l’obbligo di affittarli a prezzi minimi se trasformati in oliveti e vigneti.
Il commercio locale si diffuse rapidamente e la coltivazione dell’olivo crebbe con una presenza cospicua fin dalla prima metà del XV secolo nella Lucchesia e impianti di veri e propri oliveti nelle colline pisane. Sempre nel XV secolo, nella zona di Pescia, la produzione dell’olio superava i 400 quintali permettendo le prime esportazioni commerciali verso le aree limitrofe.
Nella nostra terra la trasformazione di campi e colline in oliveti e vigneti crebbe senza sosta e l’olivo si diffuse in tutto il territorio dalle colline intorno a Siena, all’aretino fino alle meravigliose terre che cingevano Firenze.
All’inizio del Quattrocento probabilmente soltanto Lucca aveva una produzione tale da consentirle di esportare olio ma un paio di secoli più tardi anche l’olio del resto della Toscana cominciò ad essere commercializzato fuori dai confini regionali attraverso il porto di Livorno.
L'Olio Toscano per antonomasia è un Olio Extravergine d'Oliva di assoluta qualità che si caratterizza per il fortissimo legame con i territori di produzione. Non è un percorso semplice quello che porta alla qualifica di autentico Olio extravergine d’oliva Toscano e per giungere a quest’obbiettivo il prodotto finale viene sottoposto a rigorosi esami chimici e sensoriali. Soltanto se superati con successo quell’olio potrà fregiarsi del riconoscimento di olio extravergine 100% toscano.
A partire dal 1998, l'Olio Extravergine di Oliva Toscano è tutelato dall'Indicazione Geografica Protetta secondo quanto stabilito nel relativo Disciplinare di Produzione, che tutela la tracciabilità del prodotto e la qualità. La prima condizione per essere riconosciuto come IGP è che tutte le fasi della sua produzione devono svolgersi rigorosamente nei territori della regione.
A seconda delle zone di coltivazione l’olio toscano può assumere caratteristiche organolettiche assolutamente diverse, con nette variazioni di sapori, offrendosi al consumatore una vasta gamma di aromi, dal fruttato all’amaro fino al piccante o “pizzichino”.
Qualunque siano le sue caratteristiche organolettiche l’olio toscano è un eccellenza della nostra tradizione gastronomica in Italia e nel mondo.
Io aggiungo quasi sempre un goccio di olio EVO a crudo ai miei piatti. Scelgo oli diversi in base alle cotture e ai piatti stessi.
Inoltre suppongo che sappiate che l’olio EVO contiene tantissime vitamine ottime da “sfruttare” anche per l’uso esterno. Certo, solitamente l’olio EVO non viene saponificato. Ma aggiungi la soda caustica ottieni due componenti: sapone e la frazione insaponificabile, semplicemente quella parte di grasso che non si saponifica.
Questa frazione è ricchissima di vitamine ed è un vero toccasana per la pelle. La potete acquistare anche nelle erboristerie. In ogni caso, avendo una pelle tendenzialmente secca aggiungo d’inverno una goccia di olio EVO alla mia crema.
Un’altra idea? Prendete il sale marino grosso, aggiungete l’olio EVO e fate un bel peeling su tutto il corpo. Se lo fate nella vasca, riempitela successivamente di acqua calda e godetevi questa coccola benefica: il sale aiuta a eliminare liquidi in eccesso e l’olio non solo impedisce alla vostra pelle di disidratarsi, ma svolge l’azione emolliente e nutritiva.
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