Caccia e Corte, Patè di Fagiano alla “Vernaccia di San Gimignano”. Splendido patè di cacciagione fatto con il vino riconosciuto dal consorzio della “Vernaccia di San Gimignano”. Si accompagna a crostini di pane Toscano leggermente arrostiti.
Il Crostino Toscano è il vero fiore all’occhiello, fatto come le nonne ci hanno insegnato: delicato, spalmabile, appetitoso e con dei profumi sublimi. Va accompagnato con del pane casalingo toscano oppure sui crostini di polenta. Eccezionale!
La carne di questo suinide, che si chiama “di cinta (cinta = cintura) deve il suo nome alla cintura di pellame bianco sul dorso che cinge il suo corpo, che per la restante parte è scuro. Già nel 1300 è presente in Toscana, come testimonia un dipinto di Lorenzetti “Allegoria del buon governo" nel Palazzo Comunale di Siena. Il particolare profumo delle sue carni è dovuto al disciplinare per cui viene allevato allo stato brado. Viene venduto con il bollino numerato del Consorzio della Cinta Senese. Ottimo sul pane toscano abbrustolito o sui crostini di polenta.
Come c’invita Lorenzo De Medici, detto Il Magnifico, nei Canti Carnascialeschi: “… chi vuol esser lieto sia …”, rendiamo letizia alla nostra vita con questo Ragù prodotto con carni eccezionali ed esclusive come la “Chianina” e la “Cinta Senese”, con verdure fresche, vino Chianti ed olio extra vergine d’oliva soltanto italiano. È semplicemente Magnifico! Provatelo con pici, tagliatelle o penne.
Caccia e Corte, il Ragù di Lepre. Questo animaletto (Lepuse europaeus) ha sempre scorazzato nelle campagne Toscane, ed è stato cibo gradito per chi fosse riuscito a catturarlo. Nell’affresco della “Cavalcata dei Magi” che Benozzo Gozzoli dipinse in palazzo Medici-Riccardi in Firenze si vede, all’uscita di un bosco, un falcone con una lepre fra gli artigli, un’amazzone, e di fronte a lei un cavaliere. Il Gozzoli raccontava che il cavaliere cercando di catturare la lepre, l’aveva spinta fuori dal bosco, dove il falcone della bella amazzone l’aveva ghermita. Ne nacque una pacata discussione su di chi fosse la preda, discussione che fu risolta quando la dama invitò il cavaliere a recarsi al castello di lei dove avrebbero gustato assieme l’agognato animale. Consigliamo di provarlo con linguine allo zafferano!
La carne di questo suinide, che si chiama “di cinta (cinta = cintura) deve il suo nome alla cintura di pelame bianco sul dorso che cinge il suo corpo, che per la restante parte è scuro. Già nel 1300 è presente in Toscana, come testimonia un dipinto di Lorenzetti “Allegoria del buon governo" nel Palazzo Comunale di Siena. Il particolare profumo delle sue carni è dovuto al disciplinare per cui viene allevato allo stato brado. Viene venduto con il bollino numerato del Consorzio della Cinta Senese. Ragù delle nostre tradizioni, semplicemente unico. Con tagliolini o penne non si sbaglia!
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