Matassa di semola 100% italiana, trafilata al bronzo, con tempo di cottura 8 min.
I nastri toscani si accompagnano magnificamente con ragù a base di cacciagione. Tradizionalmente nei giorni di festa nella famiglia Fabbri, si fanno i nastri (o i nastroni) pasticciati, ossia preparati a strati in un piatto, in modo disordinato, con un bel ragù di carne, tanto formaggio e cotti al forno.
Pasta da minestra di semola 100% italiana, trafilata al bronzo, con tempo di cottura 14 min.
La grandine è detta soda perché è “senz’i’ buco, tutta piena” e la relativa durezza dell’impasto aumenta il tempo di cottura rispetto alla sua versione bucata.
Questo formato è adatto soprattutto alle ricette in brodo sia vegetale che a base di pesce o di carne. A Livorno, la grandine soda (chiamata lì grandinina) si prepara tradizionalmente coi piselli sgranati, cipolle fresche e brodo di carne.
Matassa di semola 100% italiana, trafilata al bronzo,con tempo di cottura 6 min.
I taglierini sono adatti sia alla preparazione di paste asciutte abbinate a sughi delicati a base di pesce o di verdure, che ai minestroni. I taglierini sono tradizionalmente preparati al forno nella ricetta dei "basotti" (o "bassotti") conditi al burro e parmigiano reggiano.
I taglierini sono deliziosi accompagnati con un sugo a base di burro e tartufo.
Pasta di sfarinato di farro biologica, 100% Farro Dicocco (Origine: Lazio), trafilata al bronzo, con tempo di cottura 10 min.
Questo formato deve il suo nome al riutilizzo delle parti di sfoglia che vengono stracciate durante la preparazione delle lasagne.
Gli stracci sono adatti ad ogni tipo di sugo dal pesce al ragù di carne (o di selvaggina) o semplicemente in bianco. Per quanto riguarda le verdure, sono ottimi accompagnati da un succulente pesto o con una salsa a base di ceci e rosmarino.
Pasta lunga di semola 100% italiana trafilata al bronzo con tempo di cottura di 18 minuti.
Si tratta della forma più grossa dello spaghetto, l’emblematica pasta lunga il cui nome deriva dalla parola spago. “Un filo d’olio extra vergine, un po’ di pepe e un pizzico di formaggio, ecco è il modo migliore per assaggiare gli spaghettoni Toscani” dice Giovanni Fabbri, quarto titolare dell’azienda. Naturalmente, lo spaghettone si può abbinare a molti sughi diversi, semplici e un po’ più complicati: cacio e pepe, un bel ragù o ancora all’aglione come si fa ad esempio in Toscana, o semplicemente all'aglio (vedi qui la RICETTA)
Pasta lunga di semola 100% italiana trafilata al bronzo con tempo di cottura 11 min.
È uno dei formati più fini della famiglia delle bavette, chiamate anche "bavettine" o "tagliatelline". I formati più grossi includono le trenette liguri e le fettuccine romane. Le linguine sono tradizionalmente abbinate a sughi delicati a base di erbe aromatiche come il famoso pesto alla genovese o al pesce con frutti di mare.
Pasta corta di semola 100% italiana, trafilata al bronzo, con tempo di cottura 8 min.
La forma tonda e attorcigliata dei dischi volanti, che si aprono leggermente durante la cottura, permette loro di trattenere il sugo e ne fanno un formato ideale per condimenti cremosi. Per esempio, sposano bene con burro e salvia, con un pesto (alla genovese o la sua variante toscana, al cavolo nero) o ancora con cime di rapa.
Pasta di semola 100% italiana, con tempo di cottura 13 min.
Di forma cilindrica e liscia (senza rigatura), la calamarata è un formato tipico delle zone costiere meridionali dell’Italia. Per produrla, il pastaio usa la stessa trafila che permette di produrre le maniche di frate (o paccheri) ma più corta di circa tre quarti (circa un quarto di un pacchero).
La calamarata è particolarmente adatta alle ricette a base di frutti di mare, ad esempio con pomodorini e calamari,o gamberi. Si presta anche molto bene a sughi più cremosi come una carbonara.
Pasta di semola 100% italiana, trafilata al bronzo, con tempo di cottura 10 min.
Nacquero nel quartiere di San Lorenzo, storicamente si trattava di “una sorta di pasta di grano, sottile, e in forma di larga striscia o nastro, leggermente increspata da un lato, la quale per lo più adoperasi per minestra.” È proprio quel particolare formato di pasta che produciamo nel nostro Pastificio con la stessa trafila da più di 70 anni e che oggi viene chiamata “pappardella”.
A Firenze e nel Chianti, la pappardella di San Lorenzo si cucina tradizionalmente con un ragù a base di lepre (detto “sulla lepre” nel Chianti), di coniglio o di cinghiale. Le pappardelle si possono anche abbinare senza carne, a sughi cremosi a base di pomodoro, con ricotta e basilico.
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